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Il mito è
sogno o realtà? E' sicuramente entrambi. E' realtà in quanto un oggetto o un atto diventa reale solo nella misura in cui imita o ripete
un archetipo mitico. Così
la tendenza degli uomini a diventare archetipici, pa-radigmatici. In questo senso il mito
è il reale per eccellenza.
Ma noi uomini della storia, secolarizzati, "moderni", percepiamo la sacralità mitica come ricordo, se
va bene, o come oblio. Molti
artisti di oggi vedono questo progresso/regresso come sogno. Ed
ecco i surrealisti, i grandi sognatori, interpreti di un passato
che non ci appartiene più,
nostalgici cavalieri dell'apocalissi profana del mondo
mitico. Salvador
Dal! è tra questi, ma anche l'ironico, sarcastico Maurice Henry, nonché Marcel Jean, Svetlana
Nikolic sedotta dall'onirismo
mistico, Leonora Carrington, artista dei
limiti illimitati del debordare dell'inconscio. Mentre Mario Borgese incarna la classicità del mito nel suo
aspetto sentitamente pagano, in Ezio Cella e Davide Bricchi l'onirismo si fa più nostalgico e sposa tematiche ecologiste, battendosi per un futuro che ora è
incubo e sfocia in una crudele
"realtà" quotidiana. Pippo Oriani "sogna" partendo
da una meditazione sulle avanguardie
cubo-futuriste tra Picasso, Balla e Léger. Verso lo storicamente reale, nella
nuda secolarizzazione, si pongono le opere del maestro della "Neue
Sachlichkeit" George Grosz e del meno
conosciuto Gerhart Bergmann. Siamo nel postmoderno letterale dell'era-macchina,
degli automi e delle caricature di
un ricordo. I pretini di Usellini sono pura "nostalghia", come i
disegni di Walter Grane, sottile
interprete di un tranquillo "Sogno di una notte di mezza estate". Felicien
Rops è stato il controverso illustratore dei poeti
simbolisti, influenzato soprattutto dal satanismo "baude-larien" nella completa fusione tra mito e
sogno, così come il russo Pirkof che
rivisita il mito attraverso un linguaggio tra il simbolismo e il
tardoromanticismo. L'estro metafisico percorre, invece, buona parte della
pittura di Salvatore Fiume, da qui le
sue isole di pietra costituite da architetture immaginate come sculture
abitabili, sulla traccia di mitologie di sapore dechirichiano. Andy Warhol che il mito lo smitizza fondando, nel contempo,
il mito d'oggi, elabora una sarcastica meditazione su
una società in preda al delirio
dell'immagine. Sottile
e delicatamente concettuale è l'opera di Paolo Menon, artista colto che si
domanda cosa sia l'oggi per meditare "sognante" sul domani. Una mostra che partendo da un quesito sul mito passa dai suoi
estremi - sogno e realtà - due
estremi che nell'opposizione si
tengono stretti in un dibattito che forse non potremo mai dichiarare concluso. DARIO MASSIMILIANO CELLA |